In sintesi: |
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Festa patronale di San Giuseppe:
Patrono (Maggio/Giugno) con processione della Statua del
Patriarca e consegna delle chiavi da parte del sindaco.
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Grande festa della Madonna Del Pozzo:
compatrona di Capurso, ultima domenica di Agosto.
Pellegrinaggio dei forestieri,
processione del "Quadro" (il Venerdi' e il Lunedi') della Statua
(la domenica) e quella del Carro Trionfale con cavalcata storica
(domenica sera). |
20 Maggio;
rievocazione incoronazione della Madonna Del Pozzo con la
processione del Quadro. |
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San
Giuseppe
Un
appuntamento da non perdere…
di: Riccardo Lorusso |
Un incontro speciale…
Nei giorni di
fine Maggio si rinnova per tutti noi capursesi un appuntamento
al quale , credetemi, non possiamo e non dobbiamo rinunciare!
Sono convinto che se vi rinunciassimo anche per un sola volta
sentiremmo dentro di noi un vuoto, un qualcosa che ci manca! Ma
a che cosa mi riferisco? Penso che molti lo avranno già capito:
alla festa del nostro santo patrono San Giuseppe, che anche
quest’anno la nostra cittadina rivive nei giorni 26,27 e 28
Maggio.
In queste poche righe vorrei cercare di riflettere su questo
appuntamento, sì, dico bene è proprio un appuntamento, al quale
non possiamo mancare, che ci è stato tramandato dai nostri
padri, un appuntamento così antico che non possiamo dimenticare.
E’ un incontro che presuppone l’ìntervento di
due soggetti: da una parte l’uomo, l’uomo di oggi, di ieri,
di domani; l’uomo capursese presente in Capurso fisicamente
tutto l’anno, l’uomo emigrante ma che è rimasto capursese
dentro, che con sacrifici cerca di essere presente col corpo e
non all’ importante appuntamento, l’uomo che non crede, che
ha bisogno di un punto di riferimento; l’uomo che ha paura,
che si trova in difficoltà e ha bisogno di aiuto e… e poi… Lui, il santo, quel San Giuseppe rappresentato in
maniera emblematica dalla nostra immagine lignea come una
persona discreta, attenta,a tratti forse severa nel volto ma che
ispira sicurezza nel tenere fermamente per mano il bambin Gesù.
Che fascino quell’immagine! Se la guardiamo attentamente
riesce a donare delle emozioni e delle sicurezze davvero grandi!
Se pensiamo, poi, al compito che San Giuseppe ha dovuto
assolvere, riusciamo a capire quanto forte sia stato il suo
animo, la sua personalità che definirei coraggiosa e da
prendere senz’altro come esempio per la famiglia, al centro
nel mondo di oggi di una serie di discussioni e incertezze,
e,per il lavoro, fonte di soddisfazione personale e sociale nel
quale molti di noi non riescono a ritrovare un’identità.
La
figura di San Giuseppe inoltre è quella di un grande
personaggio storico che non ha nulla da invidiare ad altri
personaggi o pseudo tali divenuti per noi oggi miti a volte
falsi e inutili.
Non
a caso le qualità di questo santo sono state riconosciute dalla
Chiesa di rilevante importanza per ogni cristiano, tanto che nel
1870 il papa Pio IX, con Decreto della Congregazione dei Riti,
lo dichiarò Patrono della Chiesa Universale.
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Il culto di San Giuseppe a
Capurso
Ma,
a proposito di Capurso, da dove nasce il culto verso questo
santo così importante?
E’
indispensabile, dare uno sguardo al passato, affinchè possiamo
tenere sempre viva la memoria e la cultura delle nostre origini
per non dimenticare o distrarci e poi cadere nella superficialità
e banalità. La storia costituisce sempre un motivo di interesse
e di chiarimento per tanti nostri modi di fare e di pensare: se
crediamo quindi di poter costruire il futuro nostro e delle
prossime generazioni senza ricordare ciò che è stato, andremo
sicuramente incontro ad un fallimento. Dobbiamo anzitutto sapere
che prima di San Giuseppe, la cittadina di Capurso ha avuto
altri santi protettori, a cominciare da san Sebastiano, San
Francesco da Paola e san Rocco scelti quando nel 1657 la terra
di Bari fu soggetta a un periodo di pestilenza. Non a caso
abbiamo a Capurso una chiesa intitolata a San Francesco da Paola
e due tele presenti nella parrocchia del SS. mo Salvatore ove
sono raffigurati appunto san Sebastiano e san Rocco.
Ancora,
fonti storiche parlano di una nuova pestilenza nel 1691, quando
i capursesi vollero affidarsi ad un altro santo taumaturgico
quale San Bernardino da Siena.
E
proprio quando nel 1700 a Capurso si stava diffondendo la
devozione verso la Madonna del Pozzo, compatrona tuttora della
cittadina, il popolo capursese, il giorno 28 Marzo 1725, in
pubblico parlamento e alla presenza del notaio Ottavio Stanziola,
chiese all’allora Sindaco del paese, il Magnifico Orontio
Raimundo, di eleggere San Giuseppe quale protettore di Capurso.
Già
da prima, comunque, il culto di San Giuseppe si era sviluppato a
Capurso, infatti il giorno 1 Marzo 1725 fu commissionata a
Mastro Carlo Cintio Altieri di Altamura la costruzione della
bellissima statua lignea a cui accennavo in precedenza,
custodita ancor oggi nella chiesa del SS.mo Salvatore da molti
tra l’altro individuata come “la chiesa di San Giuseppe” e
quella stessa statua viene portata in processione durante il
giorno della festa.
Allora
possiamo dire che se ogni famiglia ha bisogno di un padre, ogni città ha bisogno di un patrono, ovvero di
un’ icona, un nome, un mito ed un rito, una storia di
fondazione, in cui riconoscere e celebrare il comune sentire: il
santo patrono è un angelo custode collettivo.
Tutto
questo ci deve far capire quanto importante debba essere il
nostro legame con questo santo non solo a livello di fede
cristiana ma anche sotto il profilo storico e culturale del
nostro paese.
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La festa
patronale
Un
ultimo pensiero e sguardo a questo punto non può che essere rivolto
alla festa patronale, quale appuntamento ove poter riscoprire e
riesumare dal dimenticatoio tutti questi temi e queste bellissime
realtà che molte volte purtroppo non riusciamo a
cogliere. Allora, vista la complessa esistenza che ogni giorno
l’uomo contemporaneo vive, sembra lecito chiedersi:” Le feste
patronali hanno ancora un senso ai nostri tempi?” E .. ancora una volta per poter rispondere a questo
quesito dobbiamo rivolgere lo sguardo al passato e tenere presente
non solo la cultura della festa religiosa appartenente alla realtà cristiana ma riflettere sul senso e sul bisogno di
festa che diventa folklore, quasi magia, anche in culture
differenti, a cominciare da quella ebraica sino a quella pagana
romana e greca, per fermarci alle nostre più dirette antenate.
Allora come può oggi essere scomparsa nell’uomo quell’indole
ludica direi quasi infantile che va ad innestarsi in
quell’aspetto più grande dato dal bisogno dell’uomo di
protezione e quindi della divinità, di Dio? Mi sembra opportuno
riportare uno stralcio della nota pastorale sulle feste
religiose popolari del 4 febbraio 1998 redatta dalla conferenza
episcopale pugliese dal titolo “Le
nostre Feste”, ove vengono analizzati aspetti dottrinali e
normativi in materia di feste patronali:”
Dono
di Dio e della sua eterna bellezza, la festa è nell’uomo come
scintilla di quella increata festa del cielo; frammento di
eternità rinchiuso nel cuore dell’uomo; forza vitale di
insopprimibile e prepotente bisogno, sì che l’uomo non può
vivere senza di essa. (…)”.
Inoltre
nel regolamento diocesano del 8 Maggio 1992 leggiamo:”(…)
la festa patronale è una festa religiosa, patrimonio
spirituale, culturale e sociale che fa parte integrante delle
nostre città e dei nostri paesi. La Bibbia ci fa conoscere che
la festa è memoriale nella continua irruzione di Dio nella
storia e della sua azione liberatrice (Es. 12, 1 – 14).
(…)”
Cogliamo
la festa come un momento religioso forte che interrompe le
abitudini quotidiane, un’occasione per rimettere “in
forma” una comunità, risvegliare il legame con le proprie
origini, rispettare i propri avi che donavano ai santi ciò che
avevano di più prezioso, rispettare gli emigrati.
Un’occasione
per vestire di luci e colori il paese che assume un aspetto
diverso dal quotidiano, che sembra rinvigorito e rivitalizzato:
non rinunciamo quindi alla cornice entusiasmante dei concerti
bandistici, dei fuochi pirotecnici architettura del colore,
delle luminarie architettura della luce e di tanti altri aspetti
a noi ben noti ma che tante volte consideriamo ben poco.
Facciamo
allora del nostro meglio per non abbandonare questi profondi
aspetti culturali delle nostre terre ma valorizzarli anche
compatibilmente con le nuove tecnologie che la società odierna
ci fornisce.
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Breve storia della Madonna del
Pozzo
Si svolge l'ultima domenica di Agosto, nel 2005, ricorre il suo
terzo centenario, quando nel 1705
un prete di Capurso, Don Domenico Tanzella, gravemente malato,
ebbe in visione la promessa che sarebbe guarito se avesse bevuto
dell'acqua attinta in una antica cisterna, chiamata Pozzo della
Madonna e se avesse fatto voto di erigere una chiesa con annesso
convento.
Obbedì è fu guarito.
L'ultima domenica di agosto del medesimo anno il Sacerdote volle
rendersi conto del miracolo e si recò con il fratello ed altri
due amici a visitare il pozzo della Madonna distante circa mezzo
miglio dal paese. Scesero nel pozzo con una scala a pioli e
nella difficoltà della discesa le candele caddero nell'acqua ma
continuarono ad ardere e a far luce. Spronati ed incuriositi
dall'ulteriore prodigio cominciarono a perlustrare la parete e,
sulla parete a mezzogiorno, vedono effigiata un'immagine mariana di stile
bizantino che li guarda
sorridente.
Dopo aver pregato tentò di staccare la sacra immagine che si
distaccò improvvisamente cadendo in acqua, prima galleggiò e
poi si consegnò nelle mani del Sacerdote.
Commosso trasse fuori la sacra immagine e la portò nella
cappella che stava facendo edificare in un suo podere.
Nel 1746, sotto Carlo Di Borbone, al posto della prima cappella
venne costruito l'attuale Santuario ad una navata a croce latina
e l'annesso convento che fu affidato ai Frati Francescani.
I Papi ed i Re borbonici fecero a gara per arricchire il
Santuario di titoli e di doni preziosi.
Il 20 Maggio del 1852 l'Immagine miracolosa fu solennemente
incoronata e nello stesso anno Pio IX elevò il Santuario
all'onore di Basilica Minore.
Nel 1853 fu proclamata Reale Basilica da Re Ferdinando II. |
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